IL SIBERIAN HUSKY:
Conosciamo la razza
Origini:
Si pensa che i primi ad attaccare dei cani ad una slitta fossero state le tribù nomadi del nord del lago Bajkal e del bacino del fiume Kolyma (Siberia centrale) più di 2.000 anni a.C., come testimoniano le pitture rupestri in cui vengono raffigurati questi cani artici dapprima cacciatori.
Nei secoli l’arte di condurre le slitte trainate dai cani si perfezionò grazie a delle tribù siberiane, in particolare quella dei “Ciukci”.
Proprio grazie a quest’ultima popolazione questo cane artico venne “selezionato” e ne vanne conservata la razza come la conosciamo noi oggi, utilizzati nel traino perché molto resistenti in quel clima iperboreale e con una tale docilità ed equilibrio caratteriale affinati con la selezione che ne facevano un lavoratore/collaboratore ottimale.
Cane considerato allo stesso tempo compagno (anche di giochi per i bambini), guardiano, cacciatore (perché si autocacciava il cibo), pastore e soprattutto cane da slitta, veniva utilizzato per riscaldarsi durante i periodi sedentari nelle tende, perché con un ricco e folto doppio pelo lanoso ed impermeabile, per poi uscire e lavorare con l’uomo attaccato alla slitta quando necessitava.
Ma come avviene il passaggio da “ il cane dei Ciukci” a “il Siberian Husky” famoso per la corsa del siero in Alaska?
Agli inizi del ‘900 in Alaska cominció la corsa all’oro (the Gold Rush) e nella città mineraria di Nome (chiamata originariamente “No Name”, perché nessuno gli aveva dato un nome) cominciarono ad organizzare delle gare da slitta, le “All Alaska Sweepstakes”, tra le mute di cani che i minatori utilizzano per trasportare uomini, viveri e materiale per metterne a confronto le qualità, cani che erano molto più grossi e pesanti rispetto al cane siberiano più piccolo e leggero “dei Ciukci”.
Fu’ il mercante di pellicce William Goosak a decidere di importare pochi esemplari di cane siberiano in Alaska proprio per poterlo far gareggiare in queste gare da slitta, avendone intuito il grosso potenziale.
All’inizio derisi e chiamati “Siberian rats” (ratti siberiani) per la loro dimensione contenuta rispetto ai cani utilizzati fino a quel momento, si conquistarono subito la fama per essere invece molto più veloci e resistenti di questi ultimi siccome più leggeri, ideali per il traino su lunga distanza.
Considerata la loro grande attitudine ci fu l’importazione di altri cani siberiani, i migliori, utilizzati in seguito da Leonhard Seppala nella riproduzione per affinarne le qualità.
Nel 1925 questi cani divennero famosi per la corsa del siero di Nome, poiché scoppió un’epidemia di difterite e a causa delle pessime condizioni climatiche fu impossibile trasportare il siero con altri mezzi, se non con le mute di cani da slitta.
Fu così che si organizzò una staffetta per poter percorrere 674 miglia (1085 km) in pochi giorni, in cui si distinse proprio la muta di Seppala con i suoi leader (capo muta) Balto e Togo. Questi cani salvarono centinaia di vite.